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   Il castello di Buccino
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Quello di Buccino rappresenta un tipico esempio del castello baronale dell'entroterra salernitano. Il maniero, anche se allo stato di rudere, è stato di recente restaurato nell'ambito dei programmi del Parco urbano dell'Antica Volcei. Sono stati conservati i diversi elementi architettonici attraverso i quali è possibile leggere l'evoluzione cronologica e funzionale del sito.   Non è escluso che il promontorio a guardia del sottostante abitato sia stato utilizzato già in epoca romana, come testimoniano i diversi elementi di reimpiego rinvenuti nei recenti lavori. Dobbiamo però attendere il XII secolo per avere le prime notizie documentali del feudo di Buccino, attraverso le quali conosciamo i nomi dei primi dominus : Nicola di Principato, conte (1128); Giudice Aminabad (1141); Riccardo Philippi (1141).
Con l'avvento degli svevi il castello dovette perdere d'importanza, dato che esso non è menzionato nello Statutum de reparatione castrorum imperialium . Neanche in seguito si hanno notizie circa la presenza di castellani e di serventi all'interno del castello. Da questi dati si desume che il castello buccinese non svolgeva un ruolo particolarmente importante, dal punto di vista militare, nello scacchiere delle fortificazioni del Regno.
Nel 1247 il castrum Buccino o Pulcini appartenne al feudatario Tommaso di Fasanella.
Con gli angioini il castello fu nuovamente assegnato a importanti feudatari, che cambiarono il volto al maniero secondo le consuetudini del tempo. Nel 1269 il castello, insieme a quelli di Campagna, Eboli, Auletta e Quaglietta, fu assegnato a Roberto, primogenito del conte di Fiandra. Già nel 1271 fu revocato alla Curia regia, per essere poi assegnato, fino al 1274, a Gualtiero de Sommerouse, milite e giustiziere del Regno.
Nel corso della V indizione di Carlo I d'Angiò (1276-1277) il castello fu sottratto a Tommaso conte di Marsico per essere assegnato a Guidone d'Alemagna, milite, giustiziere, consigliere, familiare regio, tesoriere e ricevitore fiscale.
Nei due secoli successivi, il castello fu in possesso della famiglia d'Alemagna, quindi passò alle famiglie Caracciolo e Di Sangro.    
Allo stato attuale l'impianto castellare è caratterizzato da un possente mastio a pianta quadrata di epoca normanna che dovette essere l'unica struttura esistente, almeno fino all'avvento degli angioini. Al tardo XIII secolo risale la costruzione di un primo cortile, con relativi edifici residenziali, due torri circolari agli angoli ed una grande cisterna, con annesso ambiente di servizio nella parte meridionale.
Questa prima trasformazione è verosimilmente opera della famiglia d'Alemagna, in un momento cruciale per la storia del Regno, caratterizzata dalla cosiddetta guerra del Vespro, scoppiata nel 1282 e che ebbe il suo culmine in Campania proprio alla fine del XIII secolo. In quel periodo si cominciarono a costruire torri circolari scarpate alla base con coronamento superiore costituito da beccatelli e archetti per la difesa piombante. Benché mozze le torri circolari del castello di Buccino rientrano in tale tipologia costruttiva, tipica dell'architettura castellare angioina.
Alla prima metà del XIV secolo il castello è interessato da una nuova riorganizzazione strutturale. La collina viene munita di un apparato difensivo costituito dal fossato con altre due torri circolari e da una seconda cinta muraria. Ancora all'età angioina sono ascrivibili alcuni ambienti ed una scuderia comprese nell'area perimetrata della cinta muraria esterna.
Tra il XVI e il XVII secolo il castello subisce un graduale abbandono, testimoniato dai progressivi strati di riempimento del fossato e dai livelli di obliterazione rinvenuti nell'ambiente identificato come scuderia.
La ripresa di un'occupazione intensiva della collina si colloca tra il XVIII e il XIX secolo quando la riorganizzazione della corte interna, occupata lungo il margine settentrionale da una stalla, e la creazione di un sistema di drenaggio delle acque, definiscono un sostanziale cambiamento nella destinazione d'uso degli spazi.
Nel corso del XIX sec. il castello assume la fisionomia di una fabrica testimoniata da quattro grosse calcare, localizzate lungo il versante settentrionale della collina, e da numerose fosse di spegnimento della calce nella parte meridionale.

Campagna, 31/08/2006

arch. Lucio Ganelli